venerdì 3 aprile 2009

"In nessun altro c'è salvezza"

Caterina ha replicato al mio post Il vero Israele, cercando di spiegare il suo pensiero. Effettivamente, ora mi risulta piú chiaro, ma ciò non significa che mi trovi d'accordo.


1. Motivo del cambio di atteggiamento della Chiesa verso Israele.

Caterina lo trova in un'omelia del Card. Ratzinger (Natale 2000): «Forse proprio a causa della drammaticità di quest'ultima tragedia (= la Shoah), è nata una nuova visione della relazione fra Chiesa ed Israele, una sincera volontà di superare ogni tipo di antigiudaismo e di iniziare un dialogo costruttivo di conoscenza reciproca e di riconciliazione». Siccome tra le possibili cause dell'Olocausto ci potrebbe essere anche l'antigiudaismo della Chiesa cattolica, ecco che dobbiamo cambiare atteggiamento.

Rispondo: con tutto il rispetto per il Card. Ratzinger, non sono affatto d'accordo. In fondo, il Card. Ratzinger non sta dicendo niente di nuovo; si sta facendo semplicemente interprete di una corrente molto diffusa negli ultimi decenni, secondo cui, dopo l'Olocausto, tutto dovrebbe essere ripensato a partire da quell'evento (uno degli slogan di tale corrente, per esempio, era "Ripensare Dio dopo Auschwitz"). E questo lo trovo totalmente inaccettabile, perché significa trasformare un evento storico, per quanto tragico, nell'evento centrale della storia dell'umanità, a partire dal quale ogni realtà dovrebbe essere "ripensata". Che la Shoah sia stato un evento tragico, nessuno lo mette in discussione; ciò che non è accettabile è considerare tale evento come unico, quando di genocidi ce ne sono sempre stati nella storia dell'umanità: prima e dopo la Shoah. E anche ai nostri giorni...

Che i popoli, specialmente i nuovi Stati, si creino i loro miti fondatori, è cosa naturale, è sempre avvenuto. Anche lo Stato italiano ha il suo mito fondatore (il Risorgimento). Nessuno si meraviglia di questo. Che lo Stato d'Israele abbia trasformato la Shoah nel suo mito fondatore, lo si può pure capire (sebbene dovrebbe apparire chiaro da ciò che lo Stato di Israele non ha niente a che fare con la religione ebraica: esso è il frutto di una ideologia, il Sionismo, e ha creato una nuova religione, la religione della Shoah). Ciò che non si può accettare è la pretesa di imporre tale mitizzazione a tutta l'umanità. Ed è sorprendente che anche la Chiesa cattolica accetti supinamente tale pretesa, senza rendersi conto dei rischi che essa comporta. Non si rende conto che trasformare la Shoah nell'evento centrale della storia tende a rimpiazzare la centralità di Cristo (vi sembra casuale la scelta del termine "olocausto"?): il vero messia non è Gesú Cristo, che ha salvato l'umanità con il suo olocausto; il vero messia è il popolo ebraico sterminato dai nazisti.


2. La lotta contro l'ateismo

Caterina aggiunge: «Che la Chiesa stia cercando degli "alleati" contro l'ateismo laicista è palese. Negli anni '90 nascono in Italia gli "atei devoti", ossia coloro che, pur non credendo in Dio o avendo dubbi e non essendo cattolici, difendono tuttavia l'etica e la morale cosí come saggiamente insegna la Chiesa. E questo perché? Perché alla fine degli anni '70 nascono i "cattolici adulti" (i quali voteranno a favore dell'aborto e del divorzio), il cui leader, fondando il partito dell'Ulivo nei primi anni '90, raccoglierà il cattolicesimo progressista italiano, il quale, fino a due giorni fa e per voce del suo nuovo leader PD, attaccava ancora il Pontefice sui contraccettivi... Che il Papa stia cercando alleanze è palese anche dai discorsi che sta rivolgendo negli incontri interreligiosi; egli sta puntando a sensibilizzare ogni religione alla fedeltà della propria fede in tema di etica e morale, e questo perché non ha piú alleati fra le Nazioni e gli Stati, specialmente l'Europa, nella quale si contano sulle dita di una mano gli Stati che non hanno emanato leggi per difendere la vita, il matrimonio e la bioetica».

Rispondo: anche qui non mi trovo affatto d'accordo. Se questa è la politica della Chiesa cattolica oggi, mi spiace, proprio non ci siamo.

a) Gli "atei devoti". Mi spiegate che cosa ce ne facciamo degli "atei devoti"? Che differenza c'è tra un ateo devoto e un ateo laicista? L'ateo devoto accetta (almeno cosí dice) la morale cristiana. E allora? Che cosa è piú importante: Gesú Cristo o la morale cristiana? Chi ci salva: Gesú Cristo o la morale cristiana? Non ci accorgiamo che questo attaccamento alla morale-cristiana-senza-Cristo non è molto diverso dal fariseismo contro cui si è scagliato Gesú? La pretesa dell'uomo di salvarsi con le proprie forze! L'illusione che si possa essere buoni senza l'aiuto di Dio! Non ci rendiamo conto che non è un caso se non esiste piú la morale cristiana? La perdita dei valori morali è solo una conseguenza dell'apostasia, dell'aver abbandonato Cristo. Non è possibile per l'uomo vivere moralmente a prescindere da Cristo: è lui, con la sua grazia, che ci dà la possibilità di vivere secondo la legge morale.

b) Le altre religioni. Anche qui, siccome c'è l'ateismo, alleiamoci con le altre religioni per combattere contro l'ateismo! Almeno loro credono in Dio! Chiedo: in quale dio? L'unico vero Dio è quello rivelato da Gesú Cristo. Le religioni svolgono un ruolo positivo solo in quanto testimonianza della ricerca di Dio da parte dell'uomo (il cosiddetto "senso religioso"); ma quando esse pretendono di proporre un Dio diverso da quello di Gesú Cristo, diventano piú pericolose dell'ateismo. Giustamente Caterina citava nel suo studio dell'altro giorno un'osservazione del Card. Ratzinger (La Chiesa, Israele e le religioni del mondo, San Paolo, 2000): «La religione custodisce la preziosa perla della verità, ma al tempo stesso la occulta ed è sempre esposta al rischio di perdere la propria natura. La religione può ammalarsi e divenire un fenomeno distruttivo. Essa può e deve portare alla verità, ma può anche allontanare l’uomo da essa ... La fede senza la religione è irreale, essa implica la religione. Ma anche fra i cristiani la religione può corrompersi e trasformarsi in superstizione». Io aggiungerei: non solo la religione può trasformarsi in superstizione; ma, se chiusa alla rivelazione, essa rischia di diventare semplice idolatria (l'idolo è un dio creato dall'uomo). A questo proposito, bisognerebbe ricuperare le riflessioni di Karl Barth (a mio parere, il piú grande teologo del XX secolo) sulla religione (nel suo monumentale commento all'Epistola ai Romani). La religione senza la fede (la fede in Cristo) è il maggiore ostacolo all'incontro dell'uomo con Dio (il vero Dio). Essa è l'espressione della presunzione dell'uomo, che si illude di raggiungere il Cielo senza avere bisogno che Dio gli venga incontro.

Concludo dicendo che, secondo me, il grande problema della Chiesa oggi non è l'ateismo, ma l'apostasia (= l'abbandono della fede cristiana). Ciò che essa oggi deve fare non è di difendere Dio e i valori morali (questo lo fa già la massoneria); non è di salvaguardare le "radici (giudaico-)cristiane" dell'Europa (magari conservandole sottovuoto nella vetrina di qualche museo archeologico). Ciò che deve fare la Chiesa oggi, se vuole ridare vita al mondo, è semplicemente predicare Gesú Cristo. "In nessun altro c'è salvezza" (At 4:12).