martedì 14 luglio 2009

Che fare?

Qualche pensiero in libertà a séguito dei miei post piú recenti e di altre letture di questi giorni. Non so se sarò capace di organizzare bene il mio pensiero. Probabilmente sarò un po' confuso, anche perché c'è non poca confusione nella mia mente.

Beatrice, in Francia, continua a tradurre buona parte dei miei post (e di questo la ringrazio). Lo ha fatto anche per quello sulla nuova enciclica, esprimendo, legittimamente, qualche perplessità, specialmente sulla finale del mio articolo. Scrivevo: "Forse è giunto il momento per la Chiesa di rimboccarsi le maniche e, se necessario, di sporcarsi le mani, perché, ora come ora, non c'è nessun altro a cui stiano veramente a cuore le sorti dell'umanità". Giustamente, Beatrice ribatte: "Oui, mais... comment?". La domanda non è oziosa: che cosa dovrebbe fare, concretamente, la Chiesa? Nel mio post facevo riferimento alla storia della Chiesa: nel passato, remoto e prossimo, la Chiesa non ha esitato a scendere nell'agone politico, prendendo posizione da una parte piuttosto che dall'altra. Un esempio dal Medioevo: il Papa incorona Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero (contro Bisanzio). Un esempio piú recente: subito dopo la seconda guerra mondiale, in Italia, la Chiesa sostenne apertamente la DC (contro il pericolo comunista). È ovvio che in entrambi i casi si tratta di scelte discutibili, che, strettamente parlando, esulano dalla missione specifica della Chiesa; eppure in tali casi la Chiesa non ha esitato a "sporcarsi le mani". Nel mio post sulla Caritas in veritate non mi riferivo alla politica italiana, ma alla necessità di un'autorità politica mondiale. Volevo insinuare: non potrebbe la Chiesa farsi promotrice di questa autorità politica mondiale, da sostituire agli attuali "poteri forti"? Ma mi rendo perfettamente conto di quanto sia delicato (e utopistico) un simile discorso.

Il mio post "Don Farinella e Berlusconi" ha avuto un discreto successo (questo dimostra quanto la gente sia sensibile a certe tematiche). Addirittura, esso è stato postato su OkNOtizie di Virgilio da una non meglio precisata "Casa del Popolo": non avrei mai pensato di "sfondare" a sinistra... Ciò dimostra quanto i tempi siano cambiati e come le tradizionali etichette di "destra" e "sinistra" non siano piú in grado di descrivere la realtà. Ebbene, un lettore mi scrive: "Nulla da eccepire su quanto lei sostiene nella nota del 10 luglio c.a. Il problema è il grande disorientamento, se non lo scandalo, che nasce nel momento in cui molte persone autorevoli della chiesa sembra che con il loro comportamento e prese di posizione avallino uno stile di vita nel quale, ad esempio, si dice che la vita va tutelata fin dal concepimento, ma dopo non si afferma con la stessa forza il rispetto e la dignità della stessa: se si abortisce è un peccato grave, ma se si lascia che la gente muoia sul luogo di lavoro, quando va bene si dicono quattro parole messe in croce, e tutto finisce lí; e, cosa ancora peggiore, si continua ad andare a braccetto con chi toglie ogni norma efficace per la sicurezza del lavoro! ... Purtroppo il messaggio che noi umile gente della gleba riceviamo è quello che è importante essere sempre accanto a colui che è potente, a chi è furbo, a chi evade le tasse defraudando ancora una volta i piú poveri; dando l'impressione, con il proprio comportamento, di avallare tutte queste cose, il messaggio che arriva alla gente che vive nelle ristrettezze, cioè alla povera gente, è un messaggio aberrante: comportatevi come noi vi mostriamo di comportarci: l'importante è apparire...". Non è che abbia tutti i torti... Anche in questo caso, in fondo, la domanda è: Che fare?

Leggo questa mattina due articoli sul sito Come Don Chisciotte: Da Topo Gigio a Topo Grillo di Carlo Bertani e Il club dei falsi dissidenti di Antonella Randazzo. Non mi interessa minimamente la questione in oggetto: la scesa in campo di Beppe Grillo, che si candiderebbe alla segreteria del Partito Democratico. Gli inglesi direbbero: I couldn't care less. Il problema che mi interessa è piú generale. Noto che c'è un forte disorientamento, sia a destra che a sinistra; ci si rende conto che tutto va male e si vorrebbe fare qualcosa per cambiare. Ma il problema è sempre lo stesso: Che fare? Ormai ci si è accorti che non serve a nulla stare a destra o a sinistra: è la stessa cosa. Il male non sta a destra o a sinistra, ma nel sistema, di cui destra e sinistra sono espressioni intercambiabili. Il problema semmai sarebbe quello di sradicare il sistema. Direbbe Beatrice: "Oui, mais... comment?".

Non posso che condividere la conclusione di Bertani: "C’è bisogno di un lungo percorso di ricostruzione democratica — le scorciatoie portano solo ad altre cantonate — e deve essere un sentiero di riflessione, prima che politica, culturale, sul quale puntare per ricostruire le basi culturali e cognitive che sono la base della politica, non l’orpello". Probabilmente, è proprio quello che siamo chiamati a fare oggi: anziché pensare, illudendoci, che la soluzione ai nostri problemi possa venire da questo o quel partito, da questo o quell'uomo politico, da questo o quell'apparente "dissidente", occorre ricominciare da lontano, a fare un lavoro di "ricostruzione" culturale, presupposto di qualsiasi azione politica. Non era forse questo il senso del "progetto culturale" di ruiniana memoria? Che ne è stato? Finito Ruini, finito anche il "progetto culturale"? Forse è in questo contesto di "ricostruzione" pre-politica (morale-culturale-sociale) che va letta anche l'enciclica Caritas in veritate e tutta la dottrina sociale della Chiesa (ma di questo bisognerà parlare a parte, con piú calma).

Forse occorre ricominciare tutto da capo, facendo ciò che fecero i primi cristiani, che si trovavano dinanzi un mondo che stava andando in pezzi e, senza angoscia, ma con grande serenità, puntarono tutto sull'essenziale, Gesú Cristo, e con ciò gettarono le basi per una nuova civiltà.