domenica 26 luglio 2009

XVII domenica "per annum"

«Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?»

«C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?»


Gesú aveva diverse possibilità per saziare la fame della folla che lo seguiva. Essendo il Figlio di Dio, la piú ovvia sembrerebbe quella di creare pane dal nulla: colui che aveva creato dal nulla tutte le cose non avrebbe potuto creare qualche chilo di pane per sfamare cinquemila uomini?

Un'altra opzione, altrettanto praticabile per il Figlio di Dio, poteva essere quella suggerita dal diavolo durante le tentazioni: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane» (Mt 4:3). È vero che «c'era molta erba in quel luogo», ma si sarebbero pure trovate un po' di pietre da trasformare in pane...

Eppure Gesú non sceglie nessuna di queste possibilità: non crea, non trasforma; preferisce moltiplicare pane già esistente. Perché? Probabilmente perché non vuole fare tutto da sé, ma vuole coinvolgerci nei suoi miracoli; vuole che anche noi facciamo la nostra parte.

In questo caso il prescelto a collaborare con l'onnipotenza divina di Cristo è un povero ragazzo, il quale, piú previdente di tanti adulti, s'era portato il suo pranzo al sacco, cinque pani e due pesci, sufficienti per lui, ma... «che cos'è questo per tanta gente?». Eppure quei pochi pani e pesci, messi nelle mani di Gesú, sono sufficienti a sfamare tutta quella folla (e ce ne sarà d'avanzo).

Se quei pani fossero rimasti nella bisaccia di quel ragazzo, sarebbero appena bastati a soddisfare la sua fame; nelle mani di Gesú si sono inspiegabilmente moltiplicati, tanto da saziare migliaia di persone. Ma perché questo avvenisse, è stato necessario che quel ragazzo rinunciasse a quel poco che aveva e lo mettesse a disposizione di Gesú.

Quel che abbiamo — poco o tanto, non importa — se messo generosamente e disinteressatamente a disposizione del Signore, può prodigiosamente moltiplicarsi e diventare fonte di salvezza per l'umanità.