sabato 2 gennaio 2010

Rieccomi!

Le feste sono state l’occasione per scambiarci gli auguri (a proposito, Buon Anno a tutti i lettori!) e anche per... raccogliere “il grido di dolore che da tante parti si leva verso di noi”. Scherzo! Il mondo è andato avanti senza grossi problemi fino al 30 gennaio 2009 (data di nascita di Senza peli sulla lingua); certamente può continuare ad andare avanti senza questo blog. A qualcuno però è dispiaciuto che il “Querciolino errante”, una volta cessato di vagabondare per il mondo, abbia anche perso la favella (è ovvio che, accanto ai dispiaciuti, ci sarà stato anche qualcuno a cui il silenzio di Querculanus non è dispiaciuto affatto, e molti altri — probabilmente la stragrande maggioranza — rimasti semplicemente indifferenti).

Effettivamente c’è da dire che in tutte le cose si può trovare un compromesso: passare da una frequenza pressoché quotidiana di post al silenzio totale forse non è giusto; ci può essere una via di mezzo. Si può aggiornare il blog saltuariamente, senza alcuna regolarità, oppure con una frequenza piú diradata (p. es., settimanalmente). Ecco, vorrei riprendere a scrivere qualcosa, per il momento non so con quale tempistica (staremo a vedere).

In questo mese di silenzio (il mio ultimo post risale alla fine di novembre) di cose ne sono successe. Non voglio certo passare in rassegna tutti gli eventi dell’ultimo scorcio del 2009. Ma non posso fare a meno di dire due parole su quanto è avvenuto in seguito alla dichiarazione dell’eroicità delle virtú di Pio XII (20 dicembre 2009). Dico subito che ho accolto con immenso piacere la contemporanea proclamazione di Pio XII e Giovanni Paolo II come “venerabili”: mi è sembrata una mossa geniale (e inattesa) da parte di Benedetto XVI. Ciò che mi ha dato noia non sono state tanto le reazioni del mondo ebraico — scontate! — quanto la nota del Padre Lombardi, che con le sue contorsioni logiche è riuscita a svigorire in un solo colpo una decisione limpida e coraggiosa.

Non che quanto affermato dal portavoce vaticano sia una novità assoluta: lo stesso ragionamento fu utilizzato in riferimento a Pio X, per il suo atteggiamento giudicato troppo rigido nei confronti di veri o presunti modernisti; e, come ricorda lo stesso Padre Lombardi, fu ripreso da Giovanni Paolo II in riferimento a Pio IX. Il ragionamento ha un certo fondamento (non c’è dubbio che i santi possono aver commesso degli errori durante la loro vita, senza che ciò infici in alcun modo la loro santità), anche se bisogna stare attenti a non portare alle estreme conseguenze la contrapposizione tra la “testimonianza di vita cristiana data dalla persona” e la “portata storica delle sue scelte operative”; perché altrimenti non si capisce in che cosa consisterebbe una testimonianza di vita cristiana che non si esprima in concrete scelte operative.

Ma il punto è un altro. Quel che non torna è perché tale distinzione la si applichi solo in alcuni casi: guarda caso, solo con i Papi di nome Pio (IX, X e XII). Come giustamente qualcuno ha fatto notare, le parole pronunciate da Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di Pio IX («La santità vive nella storia e ogni santo non è sottratto ai limiti e condizionamenti propri della nostra umanità. Beatificando un suo figlio, la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo addita all’imitazione e alla venerazione per le sue virtú a lode della grazia divina che in esse risplende») non potrebbero applicarsi anche a chi le ha pronunciate? O, nel caso di Papa Wojtyla, ci troviamo di fronte a una santità “senza se e senza ma”, nei confronti della quale non c’è bisogno di alcuna ricerca storica (tanto è vero che si è derogato anche alle norme procedurali da lui stesso emanate)? Significa che d’ora in poi avremo due categorie di santità: una da accettare in blocco (“prendere o lasciare”), senza possibilità alcuna di critica; e l’altra, dove invece sarà possibile procedere a una serie di distinguo (prendiamo le virtú cristiane e rifiutiamo le scelte operative)? Voi capite che, una volta intrapresa questa strada, non si sa dove si va a finire (sarà un caso che la nota di Padre Lombardi non compare nel Bollettino della Sala Stampa?).

Quanto poi alla ricerca storica, mi sembra ovvio che essa debba godere sempre della massima libertà. Non credo che la Chiesa abbia nulla da temere al riguardo. I processi di canonizzazione sono sempre stati un esempio di estremo rigore storico (ed è per questo che dovremmo andarci piano a derogare alle procedure previste, men che meno per assecondare la piazza, facilmente manipolabile). Ma c’è proprio un settore, oggi, dove le leggi di non pochi stati limitano tale libertà di ricerca. Sapete a che cosa mi riferisco. Non mi sembra molto coerente usare, riguardo al medesimo periodo storico, due pesi e due misure.