mercoledì 9 giugno 2010

Grazie!

Eccellenze Reverendissime,

siccome alcuni giorni fa avevo espresso pubblicamente il mio rammarico perché, negli ultimi tempi, dalla bocca dei Pastori avevo sentito quasi esclusivamente parole di rimprovero e inviti alla penitenza e mai una parola di incoraggiamento; e siccome sembrerebbe che, col vostro messaggio reso noto ieri, abbiate ascoltato il mio lamento, non posso non esprimerVi ora la mia gratitudine per quanto avete scritto.

È ovvio che un sacerdote non fa quel che fa per sentirsi poi ringraziato. Ma siamo uomini: sentirci dire una parola di riconoscenza e di incoraggiamento dai nostri Pastori, specialmente quando tutti ci dànno addosso, non può che far piacere e confermarci nel nostro impegno. Non Vi nascondo che, in certi momenti, ci assale la tentazione dello scoraggiamento. Viene da pensare: ma chi me lo fa fare? Se questo è il ringraziamento, vadano tutti a farsi friggere; meglio fare l’eremita e pensare esclusivamente alla salvezza della propria anima. Beh, sentirsi dire dai propri Pastori: «Siamo fieri di voi!», ci conforta e ci riempie di gioia. Non perché siamo senza pecche o ci illudiamo di aver raggiunto già la perfezione. Non siamo farisei: conosciamo bene la nostra natura; siamo consapevoli dei nostri limiti; riconosciamo le nostre mancanze. Nell’umana debolezza, non siamo diversi dai nostri fratelli e da tutti gli uomini. Perché scandalizzarsi tanto? Anche la nostra vita è segnata dal peccato. Per questo abbiamo bisogno di ricorrere tanto frequentemente al sacramento del perdono. Ma sappiamo che il Signore ci ha scelti cosí come siamo, con tutte le nostre miserie, per farci ministri della sua potenza e del suo amore. E solo per questo, perché chiamati a una vocazione cosí sublime, ci sentiamo spinti a riformarci, a rinnovarci, a santificarci. Non sarà certo la paura sanzioni, canoniche o civili, a renderci preti migliori, ma solo il dispiacere di non saper rispondere adeguatamente a tanto amore che abbiamo ricevuto.

C’è qualcuno che ha tentato, e sta tentando, di scardinare la Chiesa, contrapponendo il Papa ai Vescovi e i Vescovi ai sacerdoti. Vorrebbero che i Vescovi non fossero piú padri per i loro preti, ma semplici funzionari — “dirigenti” — di una multinazionale, tenuti a denunciare e a dimettere i loro “dipendenti”, anche sulla base di semplici voci infamanti. Vi ringrazio di non essere caduti nella trappola; vedo con piacere che non Vi lasciate condizionare piú del necessario dalle campagne mediatiche; che Vi rendete perfettamente conto dei valori che sono in gioco; che sapete resistere ai poteri oscuri che cercano in ogni modo di asservire la Chiesa. Se Voi siete fieri di noi, sappiate che anche noi siamo fieri di Voi!

Eccellenze Reverendissime, grazie per il sostegno che ci manifestate e, soprattutto, per le Vostre preghiere. Continuate ad accompagnarci nel nostro cammino con la Vostra preghiera, col Vostro consiglio, con la Vostra correzione, col Vostro amore paterno, con la Vostra benedizione.

Giovanni Scalese, CRSP
prete