lunedì 5 marzo 2018

Mater Ecclesiae



Sabato scorso è stato pubblicato il Decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti (CCDDS) sulla celebrazione della Beata Vergine Maria Madre della Chiesa nel Calendario romano generale, che reca la data dell’11 febbraio 2018 (qui). Con tale decreto viene istituita la memoria liturgica di Maria Madre della Chiesa, da celebrarsi in tutta la Chiesa il lunedí dopo Pentecoste. L’allegato contenente le Additiones in Libris liturgicis Ritus Romani de memoria B. Mariae Virginis Ecclesiae Matris, che non si trova sul sito della Santa Sede, è reperibile sul sito del Dicastero (www.cultodivino.va). Sono contento per questo provvedimento per diversi motivi.

Innanzi tutto, mi fa piacere vedere che il Card. Robert Sarah, Prefetto della CCDDS, oltre a firmare il decreto, ha anche redatto il commento che l’accompagna. Voi direte: E con ciò? Beh, ultimamente il Cardinale guineano era stato un po’ emarginato all’interno del Dicastero. Il decreto del 6 gennaio 2016, con cui si modificava la norma riguardante la lavanda dei piedi, e quello del 3 giugno 2016, con cui si elevava al grado di festa la celebrazione di Santa Maria Maddalena, pur essendo firmati dal Card. Sarah, erano accompagnati da un commento del Segretario della Congregazione, l’Arcivescovo Arthur Roche. Il fatto che questa volta sia lo stesso Prefetto a commentare il decreto è, a mio parere, un buon segno.

Il decreto ripercorre la storia di questa devozione; nel commento il Card. Sarah riprende i punti salienti del documento, mettendone in luce il significato teologico e spirituale. Sua Eminenza prende le mosse dalla proclamazione di Maria come Mater Ecclesiae fatta da Paolo VI il 21 novembre 1964, al termine della terza sessione del Concilio Vaticano II, e legge questo gesto del Papa nel contesto del capitolo VIII della Lumen gentium, che fu appunto promulgata in quel giorno. Sua Eminenza non poteva fare altrimenti, ma tale contestualizzazione del gesto di Paolo VI non è del tutto corretta. Per una cronaca di come andarono effettivamente le cose, si veda l’articolo di Andrea Tornielli su Vatican Insider. Paolo VI compí quel gesto non diciamo in polemica con l’assemblea conciliare, ma certamente a integrazione di quanto il Concilio aveva dichiarato sulla Beata Vergine Maria. La proclamazione di Maria Madre della Chiesa non è, come spesso si pensa, un atto del Concilio (anche se forse la maggioranza dei Padri era d’accordo), ma un atto pontificio, compiuto su personale iniziativa di Paolo VI, per supplire alle lacune, certamente non involontarie, della Lumen gentium.

Per comprendere quanto sto dicendo, bisogna sapere che nella mariologia esistono due correnti, quella cristotipica e quella ecclesiotipica: la prima tende ad assimilare Maria a Cristo; la seconda, alla Chiesa. Nel primo caso vengono in genere estesi, per analogia, a Maria gli attributi che sono propri di Cristo: Cristo è Redentore? Maria sarà Corredentrice; Cristo è Mediatore? Maria sarà Mediatrice; e cosí via. In tale prospettiva, che vede Cristo come Capo della Chiesa, Maria sarà la Madre della Chiesa. Nella tendenza ecclesiotipica Maria è vista non come “esterna” alla Chiesa, ma come suo membro, seppur eletto. Dice Sant’Agostino in proposito:
Maria è parte della Chiesa, è un membro santo, un membro di grandezza unica, un membro sovreminente, ma tuttavia un membro di tutto il corpo. Se è un membro del corpo, certamente il corpo intero è piú che un membro (Discorso 25, 7: PL 46, 938). 
In tale prospettiva, che considera Maria, prima ancora che Madre di Cristo, discepola di Cristo, ella sarà l’immagine, la figura, il modello della Chiesa. Per usare l’espressione di Sant’Ambrogio, il typus Ecclesiae (cf LG 53 & 63). Tutto ciò che si afferma della Chiesa può essere detto in special modo di Maria.

Ovviamente entrambe le prospettive sono vere e hanno piena legittimità nella Chiesa, anche se di volta in volta, nella storia della Chiesa, è stata accentuata l’una o l’altra tendenza: se in età patristica la Vergine era considerata soprattutto in prospettiva ecclesiotipica, la mariologia dei secoli successivi ha privilegiato la dimensione cristotipica. Quando fu convocato il Vaticano II, molti speravano di portare in qualche modo a compimento quest’ultima tendenza. Il Concilio avrebbe dovuto dedicare un documento esclusivamente alla Beata Vergine Maria (dal titolo, appunto, “Sulla Santa Vergine Maria, Madre della Chiesa”); si sperava addirittura che il Concilio potesse definire il dogma di Maria Corredentrice e Mediatrice. Le scelte del Concilio furono diverse (soprattutto per intervento dei Vescovi di lingua tedesca, ispirati da Rahner): anziché fare un documento interamente dedicato alla Madonna, si preferí riservarle un capitolo, l’ultimo (il capitolo VIII), della Costituzione dogmatica sulla Chiesa, dal significativo titolo: “La Beata Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa”. Era evidente l’opzione ecclesiotipica: Maria è parte della Chiesa, e quindi va considerata nel contesto della Chiesa. Naturalmente non mancano alcuni accenni all’altra prospettiva (si veda, per esempio, il n. 62, che tratta della mediazione della Vergine), ma l’impostazione è chiara: Maria è il typus Ecclesiae. Perché il Concilio fece questa scelta? Perché essa rientrava quadro generale del Concilio. Certamente giocarono un ruolo decisivo le motivazioni ecumeniche (è evidente che anche i protestanti possono accettare la prospettiva ecclesiotipica, mentre rifiuterebbero qualsiasi affermazione di carattere cristotipico).

Naturalmente quanto dichiarato dal Vaticano II a proposito di Maria è tutto ortodosso e pienamente condivisibile. Solo, si tratta di una visione parziale, che trascura completamente l’altra corrente mariologica, la quale può contare su una tradizione non meno importante della prima. Ecco perché Paolo VI decise, nel momento in cui veniva promulgata da Lumen gentium, di proclamare contestualmente Maria Mater Ecclesiae. Si trattava di riportare un po’ di equilibrio in una presentazione troppo unilaterale. 

Fa piacere vedere che tale titolo, in questi cinquant’anni, a poco a poco, si è fatto strada e ha finito per imporsi, fino alla presente decisione di istituirne la celebrazione liturgica. Nel 1986, quando fu pubblicata la Collectio missarum de Beata Maria Virgine, i compilatori sentirono il bisogno di “correggere” il titolo, integrandolo con quello, piú conciliare, di “immagine” della Chiesa: nella raccolta si trovano ben tre formulari dedicati alla “B. M. V., imago et mater Ecclesiae” (nn. 25-27). Non sarebbe stato meglio fare un formulario per la “B. M. V. immagine (o come oggi si preferisce dire, con un pizzico di civetteria, icona) della Chiesa”, uno per la “B. M. V. Madre della Chiesa” e uno, che so io, per la “B. M. V. modello (exemplar) della Chiesa”?

Penso che il nuovo provvedimento sia un ulteriore mattoncino per arrivare, quando Dio vorrà, al riconoscimento del dogma di Maria Corredentrice e Mediatrice. Qualcuno forse è impaziente di vedere tale dogma proclamato al piú presto; ma bisogna accettare che si tratta di processi lenti che necessitano di una lunga preparazione. Alcuni passi in tal senso sono stati già compiuti: la definizione del dogma dell’Assunzione (1950), l’istituzione della celebrazione liturgica della regalità di Maria (1954), la stessa Costituzione conciliare Lumen gentium (1964), la proclamazione di Maria “Madre della Chiesa” (1964), l’enciclica di Giovanni Paolo II Redemptoris Mater (1987). Ora questo provvedimento costituisce, a mio avviso, un ulteriore passo verso la tanta agognata meta. 

Una sola perplessità: la data della celebrazione è stata fissata al lunedí dopo Pentecoste. Tale scelta potrebbe suggerire l’idea che Maria sia diventata Madre della Chiesa a Pentecoste; mentre, come giustamente ricorda il decreto, lo è divenuta ai piedi della croce. Capisco che non fosse opportuno fissare la celebrazione in concomitanza con la Pasqua; si poteva però scegliere una qualsiasi altra data nel corso dell’anno liturgico. Se proprio si voleva rimanere nel contesto della Pentecoste, non sarebbe stato piú opportuno scegliere un giorno antecedente quella solennità, quando commemoriamo la preghiera degli apostoli nel cenacolo insieme con Maria? 
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