lunedì 9 aprile 2018

«Esiste uno sviluppo della dottrina»



Nei giorni scorsi Sandro Magister ha pubblicato sul suo blog Settimo Cielo un post in cui evidenziava come Papa Francesco usi tre diverse modalità di comunicazione:
— dicendo lui in pubblico ciò che vuole, senza passare da nessun controllo o verifica preliminare;
— facendo sí che altri dicano in pubblico ciò che lui dice loro in colloqui privati;
— raccomandando l’ascolto di persone che dicono ciò che lui stesso non dice né in pubblico né in privato, ma gli piace che sia detto.

E faceva alcuni esempi di come il Pontefice si sarebbe servito di queste tre modalità negli ultimi giorni. A proposito della terza modalità, Magister accennava a due recenti interviste apparse sulla stampa di lingua tedesca: quella del benedettino Anselm Grün all’Augsburger Allgemeine del 30 marzo e quella dell’Arcivescovo di Vienna Card. Christoph Schönborn a una serie di quotidiani fra cui il Salzburger Nachrichten del 1° aprile. Delle due interviste si è occupata l’infaticabile Maike Hickson sul sito One Peter Five, rispettivamente il 2 aprile e il 6 aprile. Sarà una semplice coincidenza che, a distanza di un paio di giorni (il venerdí santo e la domenica di Pasqua!) escano due interviste che toccano entrambe il medesimo argomento: l’ordinazione sacerdotale delle donne?

Ecco ciò che Grün afferma in proposito:
Non ci sono motivi teologici che parlino contro l’abolizione del celibato sacerdotale o contro le donne-prete, le donne-vescovo o una donna-papa. È solo una questione di processi storici. Ci vuole tempo. Il primo passo deve essere ora l’ordinazione di donne come diaconesse.
Sono pertanto avvisati quanti, ingenuamente, si mostrano possibilisti su un’eventuale apertura del diaconato alle donne. Da parte sua, il Card. Schönborn aggiunge:
La questione dell’ordinazione [di donne] è una questione che può essere chiarita solo da un concilio. Non può essere decisa da un papa da solo. È una questione troppo grossa per poter essere chiarita dalla scrivania di un papa.
Leggendo queste affermazioni, mi sono tornate in mente le dichiarazioni rilasciate, sette anni fa, dall’allora Patriarca di Lisbona, Card. José da Cruz Policarpo, e dagli altri Vescovi portoghesi. Ce ne eravamo occupati su questo blog (qui). All’epoca, il Card. Policarpo fu costretto a fare pubblica ammenda (sarebbe presto andato in pensione e, di lí a poco, deceduto); ma, a quanto pare, quelle idee hanno continuano a circolare indisturbate e anzi oggi vengono riproposte con maggiore vigore e senza alcun imbarazzo, evidentemente confidando che i tempi siano ormai maturi per la spallata finale. 

Non voglio tornare sul merito della questione: non avrei nulla da aggiungere a quanto avevo scritto sette anni fa. Né mi meraviglia il fatto che ci siano ancora persone che continuano a sostenere certe tesi, nonostante i solenni interventi degli ultimi Pontefici, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Semmai, si rimane amareggiati dalle giravolte del Card. Schönborn; ma lasciamo perdere. Quel che maggiormente preoccupa è la possibilità, ventilata da Magister, che questi interventi siano manifestazione indiretta dell’orientamento del Santo Padre. È vero, come ricorda Magister nell’errata corrige del suo post, che Papa Bergoglio si è pronunciato un paio di volte sull’ordinazione sacerdotale delle donne facendo riferimento all’intervento definitivo di Giovanni Paolo II. Ma è altrettanto vero che lo stesso Pontefice, lo scorso 11 ottobre, in occasione del XXV anniversario del Catechismo della Chiesa Cattolica, ha parlato apertamente di “progresso nella dottrina” (qui). E, guarda caso, il Card. Schönborn, nella sua intervista, per giustificare la possibilità di cambiamenti radicali nella Chiesa, ha parlato proprio di “sviluppo della dottrina”, facendo riferimento — chi l’avrebbe mai detto — al discorso del Papa dell’11 ottobre: 
C’è un principio tradizionale cattolico, lo sviluppo della dottrina. Attualmente stiamo vivendo un passaggio assai interessante nello sviluppo della dottrina. Papa Francesco ha chiaramente affermato in occasione del XXV del Catechismo: «Esiste uno sviluppo della dottrina» (Es gibt eine Lehrentwicklung).
Ormai sto invecchiando e divento perciò sempre piú sospettoso: qualsiasi affermazione venga fatta, non la trovo mai casuale, ma funzionale a un determinato obiettivo da raggiungere. Ormai si è capito che c’era una agenda da attuare — ne abbiamo parlato in piú occasioni — e la si sta realizzando gradualmente, secondo una tabella accuratamente pianificata. Si è cominciato col dire che la dottrina non cambia, ma è solo la prassi pastorale che deve adeguarsi al cambiamento dei tempi. Ora, come avevamo previsto, si è passati alla seconda fase: il rinnovamento pastorale non è piú sufficiente, bisogna rimettere in discussione anche le questioni dottrinali che erano state chiarite in modo definitivo. Come fare? È presto detto: «Esiste uno sviluppo della dottrina».
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